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Il Tritone appenninco (Triturus alpestris)

Alla scoperta della vita nelle zone umide del Parco

È il tritone più comune in tutto l'Appennino Ligure e viene comunemente chiamato "Tritone alpestre" o "Tritone alpino" del quale è in realtà una sottospecie presente in tutto l'Appennino Settentrionale con sporadiche popolazioni nelle Alpi Liguri e nell'Appennino Centrale. Le forma nominale presente sulle alpi sino a quote considerevoli è comune anche in gran parte dell'Europa centrale (dalla Francia alla Russia) dove, a dispetto del nome, è comune anche in pianura. Triturus alpestris si riproduce in svariati  ambienti acquatici che in base alle loro caratteristiche possono favorire popolazioni acquatiche solo per il tempo necessario a riprodursi o popolazioni prettamente acquatiche per tutto l'anno. Tra queste ultime in habitat favorevoli per temperatura dell'acqua o disponibilità alimentari si verificano molti casi di neotenia in cui i tritoni adulti conservano le branchie come le larve. Il Tritone appenninico evita solamente le acque ferme abitate da pesci e le acque correnti, benché non manchino rare eccezioni a queste regole. In molti luoghi privi di zone umide la sua presenza è stata consentita da manufatti come abbeveratoi, lavatoi, cisterne, che oggi per l'abbandono di molte località e attività rurali vanno prosciugandosi determinando la scomparsa i queste delicate popolazioni. I tritoni appenninici dei popolamenti che alternano fasi terrestri a fasi acquatiche hanno due fasi di latenza (una invernale e una estiva), mentre le popolazioni più acquatiche possono essere attive tutto l'anno. Più l'acqua è fredda e più i tritoni sono in grado di assimilare l'ossigeno in essa disciolto attraverso la pelle, per cui d'inverno, se la superficie gela, i tritoni possono mantenersi attivi sul fondo ma con metabolismo rallentato. In estate, quando le pozze d'acqua ferma si riscaldano notevolmente impoverendosi di ossigeno, i tritoni sono costretti a risalire frequentemente in superficie per prendere " boccate d'aria". Tra febbraio e aprile, a seconda del clima, tutti gli individui adulti, compresi quelli che svernano all'asciutto, si  ritrovano in acqua per la riproduzione. I maschi sfoggiano una livrea eccezionalmente colorata con dorso blu e ventre arancio o rosso ( le tonalità cambiano da individuo a individuo e più marcatamente da una popolazione all'altra); il dorso è percorso da una sottile cresta gialla e nera. Durante la fregola, i maschi sono costantemente intenti a fiutare la presenza di femmine davanti alle quali svolgono poi una sorprendente parata nuziale. Agitando la coda piegata ad "U" con la punta verso il muso della femmina, il tritone maschio indirizza ad essa un flusso di sostanze ormonali che ha lo scopo di invitarla alla fecondazione. Interessante è poi la deposizione da parte della femmina che si premura di far un fagotto di vegetali a protezione di ciascun uovo. Nel gruppo del Beigua, il Tritone appenninico, considerato un relitto glaciale, è ancora comune, ma molti siti un tempo favorevoli sono oggi minacciati dalla crescente carenza di acqua.
 
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